Spesso si sente dire “lo fanno tutti quindi va bene così”. Davvero il fatto che tutti abbiano determinati comportamenti, pensino determinate cose è una giustificazione?
- Tutti lasciano la propria immondizia sulla spiaggia. Sono giustificato dal farlo anche io?
- Tutti fanno battute sessiste e offensive. Sono giustificato dal farlo anche io?
- Tutti creano profili fake e usano i bot per aumentare i like. Sono giustificato dal farlo anche io?
Probabilmente questa è una riflessione che meriterebbe più spazio, più tempo, più studio e una sede più adatta. Facci però caso: in tutti gli ambiti della nostra vita c’è qualcuno (e magari lo hai già fatto anche tu) che tenta di giustificare i propri comportamenti con un semplicistico “lo fanno tutti”. Sulle dita di una mano si contano poi le volte in cui questa giustificazione viene utilizzata per dare cognizione di causa ad un qualcosa di positivo.
Il mondo del web non è di certo immune a questo meccanismo. Tantissime sono le persone che creano falsi profili per lasciarsi recensioni positive sui social per farsi bello agli occhi dei naviganti. Il fenomeno poi dell’acquisto dei fan è un altro di questi meccanismi sbagliati alla “così fan tutti” che è specchietto per le allodole, e le prime a cascarci sono le aziende. La cosa più triste è che spesso funziona. Per non parlare della condivisione di fake news.
Facciamo un esempio. Io piccola blogger apro un profilo Instagram e inizio a pubblicare. Mi sforzo di fare belle foto, di interagire con chi mi segue, di creare una community intorno al mio profilo. Dopo anni di duro lavoro arrivo a 100 mila seguaci che mi ritengono autorevole in un determinato settore. Dall’altra parte arriva Mister X, apre il suo profilo e inizia a strisciare la sua carta di credito comprando fan e interazioni, fa lavorare i bot al posto suo e in pochissimo tempo arriva ad avere 500 mila fan ma con i post con interazioni quasi nulle. Bene, secondo te quale dei due ne trarrà più vantaggio? Mister X. In ottica di collaborazioni con le aziende sono i numeri che, erroneamente, contano.
Altro esempio. Online girano tante informazioni, fake news comprese. Sei bello bello tranquillo e felice sul newsfeed di Facebook a farti, come tutti, un po’ dei fatti del mondo. Toh! Il tuo amico Gino ha pubblicato una foto sui migranti che dice che da oggi ogni famiglia dovrà accoglierne dieci in casa e sfamarli di tasca propria. A loro andranno 1500 euro al mese per comprarsi il nuovo modello di iPhone. Il post ha 13570 commenti e 105763 condivisioni. Beh, se tutta questa gente l’ha condiviso sarà vero e condividi pure tu.
Se lo dicono tutti sarà vero.
A parte il sangue al naso che mi fanno venire certe condivisioni evidentemente fake news, sul serio un “lo dicono tutti” giustifica la diffusione di false informazioni? Va beh, sulle fake news bisognerebbe fare formazione nelle scuole, al lavoro, al bar e alle gente ferma ai semafori.
Come combattere questo fenomeno?
A questo non ho risposta. Inutile dire che serve più cultura, educazione, correttezza da parte di tutti. Dovremmo far passare il messaggio che dovremmo ragionare con la nostra testa e non fare i caproni che vanno dietro alla massa senza nemmeno capirne il motivo. Tutto molto utopico. La verità è che finché essere persone disoneste paga la gente continuerà ad esserlo, e la disonestà fa parte dell’essere umano. Finché le aziende stringeranno collaborazioni solo in base ai numeri comprare i fan avrà un ritorno. Finché i siti che fanno fake news (non satira, vere fake news) guadagneranno sulle visite continueranno a farlo.
Concludendo una vera conclusione non esiste. Se hai aperto questo post e sei arrivato fino qua probabilmente non fai parte della categoria di persone alla “così fan tutti”. In caso contrario spero di averti dato un piccolo spunto di riflessione.