La verità in tasca ai tempi dei social

da | 14 Giu 2018 | Cultura digitale

Da quando i social ci fanno credere di avere la verità in tasca e di avere il diritto di dire la nostra opinione su qualsiasi cosa anche se non conosciamo l’argomento?

È da un po’ che rifletto su questa cosa e sulla smania del voler a tutti i costi dire la propria opinione su tutto e tutti. Sembra andare particolarmente di moda ultimamente. L’Italia non si qualifica ai mondiali di calcio e tutti sono improvvisamente in grado di allenare la nazionale e fare i dirigenti meglio di chi riveste il ruolo in quel momento. Mattarella cerca di mettere in piedi un governo ed improvvisamente tutti grandi conoscitori delle leggi dello Stato, dei confini del ruolo del presidente della repubblica, della Costituzione. Salvini decidere di chiudere i porti e fioccano esperti in diritto internazionale, Europa e diritti umani. Nonna Pina fa una crostata e tutti sono Carlo Cracco. Insomma, tantissimi sarebbero gli esempi ma la sostanza è sempre la stessa: il popolo di Facebook è tuttologo e ha la presunzione di saperne più di chiunque altro.

Da quando abbiamo la presunzione di poter urlare ai quattro venti* la nostra, ovviamente giusta e indiscutibile, idea pensando che un hashtag su Facebook possa influire su decisioni prese a livelli ben più alti di un social network?

*N.B: sì, scrivere le cose sui social è come dirlo al bar o in piazza. Forse peggio: su Facebook possono leggere centinaia di persone.

La libertà di pensiero è legittima, su questo nulla da eccepire. Però, ecco, i social non danno la libertà di dire e fare tutto. Questa cosa che tutti abbiamo diritto di dire qualsiasi cosa ci venga in mente ha preso piede con l’avvento di Internet e dei primi blog per poi diventare un mostro incontrollabile sui social network. Nella vita reale ci prendiamo la libertà di dire qualsiasi cosa, anche la più offensiva, in piazza senza sapere chi abbiamo davanti? E chi ci dà il diritto di fare la stessa cosa online? Io penso sempre che la gentilezza salverà il mondo, ma di gentilezza al momento ne vedo poca. Tanto odio, troppa rabbia e insoddisfazione. Sfogare la collera sugli altri non renderà la vita migliore. Inizio a preferire i “buongiornissimo kaffè” che ho nascosto tempo fa dalla mia timeline rispetto ai post di chi crede di avere la verità in tasca.

Prima di dire e scrivere certe cose dovremmo essere informati riguardo quell’argomento e la disinformazione dal mio punto di vista dovrebbe essere punita. Prendere notizie a caso, non leggere il contenuto dell’articolo e sputare sentenze è il modo più sbagliato di agire, così come prendere fake news e farle passare per l’assoluta verità (e sì, vi fate figure di m***a con gli amici che invece sono più informati).

C’è poi un’altra cosa che mi preoccupa e che mi lascia perplessa: la totale mancanza di umanità e la cattiveria gratuita. Ogni occasione è buona per attaccare chi la pensa in modo diverso o fa la domanda “sbagliata” in una delle tante community del web. Tutti leoni da tastiera che se ti incontrano al bar non sono in grado di sostenere una conversazione civile.

Educazione e rispetto sono alla base dei rapporti tra essere umani. In tutti i luoghi, anche quelli virtuali. Pensaci la prossima volta in cui ti lascerai prendere da un concerto su tastiera: dall’altra parte ci sono delle persone.

ERICA RUDDA

Consulente di marketing digitale